lunedì, marzo 26, 2007

Web 2.0 in pratica: Diventa regista e guadagna con il tuo Video (2)

Diventa produttore per la nuova televisione online di MTV: Qoob TV



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MTV, il network globale di canali musicali, sarà il primo gigante del broadcasting ad abbracciare il social networking, la rivoluzione esplosa sul web e destinata ad essere qualcosa in più di una moda passeggera.

In particolare MTV ha lanciato MTV Flux, interamente dedicato ai videoclip prodotti dai telespettatori e alla loro socializzazione.

Secondo quanto annunciato, gli utenti potranno scegliere i video da trasmettere, caricare i propri clip, inviare messaggi attraverso i telefonini e comunicare tra loro attraverso degli avatar autoprodotti.

Il canale ha iniziato a trasmettere lo scorso 6 settembre in Gran Bretagna e, naturalmente, sarà integrato con una nuova piattaforma web, Flux, attualmente disponibile online in versione beta.

Flux si profila come un vero e proprio sito di social networking, su cui sarà possibile creare comunità virtuali, discutere, condividere e acquistare file multimediali. E fin qui niente di nuovo. Ciò che invece rappresenta un'assoluta novità è la convergenza tra web, Tv e dispositivi mobili, fino a ora timidamente testata da Mtv in alcuni programmi trasmessi in Giappone, Olanda e Italia.

Una vera e propria svolta per l'industria televisiva globale, riassunta bene da Angel Gambino, vice presidente della sezione Digital Media a Mtv, quando dice: "MTV sta mettendo alla prova lo status quo di canale televisivo e intende trasferire il controllo direttamente al suo pubblico".

In Italia invece MTV ha lanciato Qoob Tv la nuova piattaforma crossmediale sviluppata da Telecom Italia Media Broadcasting. Qoob si presenta come un concentrato di tutto quanto è Web 2.0: dai video prodotti, caricati e giudicati dagli utenti, ai commenti in real time, passando per le pagine di profilo personale (con tanto di playlist, foto, network di amici), i canali di podcasting e le immagini condivise.

Il tutto è fruibile attraverso canali tematici verticali e, al tempo stesso, estremamente personalizzabile. L'accento, ovviamente, è sullo spirito di community e sulla necessità di diventare un luogo di aggregazione orizzontale per i "prosumer" della generazione digitale.

Oltre a essere predisposta per il Wap (e più in là per il digitale mobile e o terrestre), Qoob è anche un canale presente sul digitale terrestre, dove vengono ritrasmessi i migliori materiali prodotti dagli utenti.

"Per noi", ha spiegato Luca Nicoli, business development executive a Mtv Italia, "arrivare al pubblico televisivo non è il fine. Il futuro è il web dove siamo nati". A differenza degli altri servizi di Ugc e di video-sharing che attualmente spopolano online, sarà però adottata rigidi controlli sul rispetto del copyright: niente mash-up e video-clip di Madonna catturati dalla tv, quindi, ma solo contenuti originali.

Anche perchè Qoob intende avere una natura più prettamente editoriale che non di semplice aggregazione. Di qui la disponibilità a finanziare gli utenti più creativi per la realizzazione di produzioni multimediali innovative. Come Techstuff, serie di corti realizzati da Tobor Experiment, uno degli utenti più apprezzati nella ex community di Flux.

lunedì, marzo 05, 2007

Web 2.0 in pratica: Diventa regista e guadagna con il tuo video (1)

Scopri come diventare un regista o un sceneggiatore ricco e famoso grazie al Web 2.0




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Quattrocento dollari per ogni video "user generated" e duemila per filmati più eleborati. È l'offerta lanciata nei giorni scorsi da Break.com, uno dei tanti servizi di video sharing nati negli ultimi mesi. Una scelta dettata dalla necessità di emergere in uno scenario in cui il neo-acquisto di Google spadroneggia sempre più (con circa il 60% del mercato secondo Hitwise) e le briciole che restano sono divise tra centinaia di player in forte competizione tra loro.

Break presenta una piattaforma con funzionalità pressocchè simili a quelle di YouTube, ma sin dal suo sbarco in Rete ha adottato una politica spinta di retribuzione per i contenuti più popolari.

La regola per essere pagati è quella di caricare video originali ed essere poi pubblicati in home page. E le tariffe sono davvero allettanti:

- 400 euro per ogni video standard: acrobazie, trovate curiose, animali particolari, eventi sportivi, webcam, karaoke;
- 2.000 dollari per cortometraggi originali: cioè con una sceneggiatura, un regista, un cast di attori;
- 2000 dollari per filmati animati, anche in Flash;
- 25 dollari per ogni immagine;
- 50 dollari per le ragazze che postano la loro foto nella galleria "Girl of the day"; che diventano automaticamente 500 nel caso in cui si è scelte come "ragazza del giorno".

Break non è l'unico servizio di questo tipo a condividere i ricavi pubblicitari con i propri utenti.
Revver, per esempio, ha adottato un modello di retribuzione basato sul pay-per-click, mentre Metacafe ha lanciato un programma simile "Producer Rewards" (per farsi un'idea: raggiunta una quota di 20.000 visualizzazioni si inizia a guadagnare 5 dollari ogni 100 click). Ma la concorrenza si sta facendo sempre più agguerrita, anche perchè, come ben dimostra un sondaggio commissionato dalla Bbc, il fenomeno ha iniziato a erodere quote significative di spettatori alla Tv: più della metà degli inglesi che guardano video on line dichiarano di passare sempre meno tempo davanti al teleschermo.

Un approccio alternativo è quello di Zooppa, che premia chi si vuole cimentare con uno spot pubblicitario. Il funzionamento è semplice: Zooppa mette a disposizione una lista di brand da promuovere, gli utenti pubblicano le proprie idee associate alla promozione del marchio. A ciascun progetto pubblicitario viene infatti associato un concorso a premi.
Durante ciascuna fase della relizzazione del progetto, dallo sviluppo del concetto fino alle riprese, Zooppa ricompensa gli autori dei tre contributi più apprezzati dai visitatori. La comunità degli utenti non si limita quindi al solo lavoro creativo, ma seleziona anche le opere migliori e ne decreta il successo.

Molto simile è l'approccio di Brickfish, che premia i creatori di campagne pubblicitarie legate a tre aree: musica, moda lifestyle. A decidere i migliori è anche in questo caso la comunità degli utenti con il proprio voto.

venerdì, marzo 02, 2007

La comunicazione mediale in Italia: Dati Censis 2006 (2)

Torna il piacere della lettura. Aumentano i libri venduti, in particolare come allegati a quotidiani e periodici



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Un altro dei temi relativi all'area di Comunicazione e Media discussi all'interno dell'ultimo Rapporto Annuale Censis è il ritorno di interesse per i libri.


Per la prima volta la percentuale di quanti in Italia hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno supera la metà della popolazione (sopra i 14 anni) collocandosi al 55,3%. Ma nonostante questo notevole passo avanti, siamo ancora molto indietro rispetto agli altri paesi, che oscillano dal 62% della Francia al 75% della Gran Bretagna. Dal punto di vista degli acquisti la distanza tra l’Italia e gli altri paesi è meno marcata rispetto alla lettura: gli italiani che comprano libri (48,7%) sono anche un po’ più dei francesi (46,6%) e poco meno degli spagnoli (53,3%), mentre solo tedeschi (61,5%) e britannici (64,7%) si collocano su di un piano nettamente superiore.


I dati a disposizione sulle opere allegate ad alcuni dei principali quotidiani italiani, tuttora disponibili in edicola, perché ancora in corso o da richiedere come arretrati, sono sorprendenti per le dimensioni del fenomeno: ben 89 iniziative editoriali per un numero complessivo di volumi pari a 1.397.


Il più presente in edicola appare il Corriere della Sera con 45 opere allegate, dai classici dell’arte e della letteratura, all’atlante degli animali e ai libri di cucina, per un totale di 643 volumi. Seguono La Repubblica con 24 titoli per 239 numeri, La Stampa, con 19 opere per 229 uscite, Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino con 16 proposte editoriali composte però da ben 318 volumi e Il Sole 24 Ore con 9 raccolte per un totale di 207 libri. Se è vero dunque che i quotidiani cartacei si vendono poco in edicola (anche se la lettura dei quotidiani, con quelli digitali e free, è tutt’altro che in contrazione), è altrettanto evidente che essi vendono molto (altre opere editoriali, cartacee e non).

La comunicazione mediale in Italia: Dati Censis 2006 (1)

Gli ultimi dati Censis sottolineano un ritardo nell'utilizzo di più media rispetto agli altri paesi europei.
Emerge un ascolto crescente di musica, sia attraverso la radio 
che i lettori MP3





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Uno degli elementi più interessanti relativi all'area di Comunicazione e Media discussi all'interno dell'ultimo Rapporto Annuale Censis è il ritardo nel livello di multi-medialità.

Nel confronto fra cittadini che usano (sanno usare) sostanzialmente un solo media (ossia la televisione) e cittadini che invece usano (sanno usare) sostanzialmente tutti i media a disposizione siamo in coda in Europa. L’unico paese con un profilo simile al nostro è la Francia (con il 47,1% di mono-mediali rispetto al nostro 47%), mentre la Spagna (61,3% di multi-mediali), la Germania (67,7%) e la Gran Bretagna (74,9%) si collocano su posizioni molto distanti.

Tuttavia, negli ultimi anni in Italia c’è stato un aumento significativo di cittadini multi-mediali: erano il 46,6% nel 2002 e sono diventati il 53% nel 2006. Un incremento importante, raggiunto grazie all’apporto delle fasce più giovani e più istruite della popolazione, ma con cui non riusciamo a colmare il divario che ancora ci separa dal resto d’Europa.

Nel rapporto con i media ben il 46,5% degli italiani attribuisce la “massima importanza” all’interesse per la musica (al terzo posto dopo i più urgenti/diffusi bisogni di informazione e approfondimento). Quali sono i media a cui si fa ricorso per assecondare tale interesse e con quale grado di soddisfazione? Ai primi posti per l’uso, la radio (77,4%) e persino la televisione (57,3%). Ma la “massima soddisfazione” si ottiene con i lettori mp3 (77,2%) e con internet (69,7%), che tuttavia sono ancora usati da quote di popolazione modeste rispetto ai grandi pubblici di radio e televisione.